giovedì 5 marzo 2015

Björk e Vulnicura : La cantante dei ghiacci.


Chi è Björk Guðmundsdóttir? 
Forse una delle più talentuose artiste del panorama musicale contemporaneo

Sì, artiste, perché non è solo una cantante, è una compositrice, produttrice cinematografica, polistrumentista e sicuramente un'ottima attrice cinematografica (qualsiasi appassionato di Lars Von Trier ha visto lo struggentissimo Dancer In the Dark del quale lei è protagonista)
I generi che hanno influenzato la sua musica tipicamente sperimentale variano dal rock al jazz alla musica folk fino ad arrivare all'elettronica che pervade molti dei suoi lavori.
Björk non è una cantante convenzionale e su questo non ci piove, non riesco infatti a citare qualcuno nel panorama musicali che presenti lavori simili ai suoi.
Tra questi uscirà fisicamente (l'album digitale è stato pubblicato il 20 gennaio a seguito di numerosi Leak) il favoloso Vulnicura il 17 di questo mese.
Recensire un album di Björk non è affatto facile, specie in questo caso dove, non mi è stato permesso di metabolizzare per bene l'uscita dell'album, la produzione, e i singoli promozionali che sono stati del tutto assenti, è per questo che questa recensione avviene un pelino in ritardo, pensavo infatti che un album perfetto e profondo come Vulnciura dovesse necessitare di un ascolto più profondo e dettagliato.
StoneMilker apre l'album, molto presente la componente orchestrale e già si capisce quanto siamo lontani dal precedente Biophilia, personalmente ho trovato Stonemilker un pezzo molto forte dell'album. Tra le altre cose la cantante dei ghiacci ha scritto tutte le melodie di tutti gli archi ed entriamo in un mondo gotico ma che di gotico non ha nulla, in un universo oscuro dal quale riusciamo a vedere la luce in lontananza, Björk ci guida attraverso questo brano in una ricerca interiore, Björk ci fa pensare e solo per questo merita un 9/10.
Lionsong ci caccia via dalla meravigliosa atmosfera creata dalla precedente Stonemilker facendoci approdare invece in un universo fatto di strumenti e vocalizzi calanti, rimane la componente orchestrale ma infettata da quella elettronica che in questo pezzo non ho apprezzato pienamente 6/10
In history of touches ci troviamo nell'unico pezzo dell'intero album pienamente elettronico, un pezzo breve per quanto gradevole, un pezzo che ci fa tornare indietro verso quella Björk alla quale ci eravamo abituati attraverso i suoi precedenti lavori 8/10
Ed eccoci approdare in quel gioiellino di Black Lake, l'album dentro all'album (quasi 10 minuti di eterno capolavoro) quel pezzo che ha aperto i battenti alla mostra a lei dedicata al nientepopodimeno che il MOMA di Newyork che partirà a giorni Qui il link del trailer. In Black Lake ci troviamo in un'atmosfera simile a quella della precedente Stonemilker ma molto più commovente, molto più struggente. Ci troviamo all'interno della mente dell'artista, si possono percepire i suoi sentimenti più profondi, la sua sofferenza, la vita dell'artista stessa, quella vita che l'ha fatta diventare la grande donna che è ora. 10/10
Con Family invece la cantante si fa fronte in un pianeta di violini con il quale lei crea una vera e propria collaborazione, grazie anche alla sua bellissima voce che finalmente è protagonista assoluta del pezzo terminerà (dopo quasi 8 minuti) in un finale che ci lascia senza parole, un finale sottile e raffinato. 9/19
Notget e senza ombra di dubbio l'estratto più divertente dell'intero album, un pezzo che dopo i due precedenti lunghissimi Black lake e Family ci distrae dal percorso interiore che stavamo percorrendo per lasciar spazio ad un folk islandese autocelebrativo rispetto sua patria. 7/10
E poi finalmente il duetto, quello che mancava da tempo in un lavoro 
Björkiano, in Atom dance feat Antony Hegarty ci troviamo in ambiente tipicamente barocco ed un valzer danzerino molto piacevole 8/10, la stessa impronta è presente anche nella classicissima Mouth Mantra che potrebbe andare avanti fino all'infinito senza che noi ce ne possiamo minimamente accorgere, personalmente trovo questa canzone l'unico punto debole dell'album 5/10
Vulnicura si conclude con Quicksand, la canzone più elaborata e ricercata ma per assurdo anche la più orecchiabile dell'intero album. 3 minuti di piacere tutt'altro che eterogeneo. 9/10.
In Vulnicura 
Björk  vuole autocelebrarsi, e lo fa senza pretendere nulla, una profonda ricerca interiore nella quale si discosta totalmente dai lavori Rock che hanno caratterizzato la sua carriera, un album non omogeno ma che ci distrugge interiormente e che farà discutere molto, perché il fascino che lo caratterizza non è opinabile.






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